Domenica delle Palme 2011

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Abbiamo lasciato Betania perché è necessario arrivare a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Mancano solo due giorni ormai! In questo tempo la città santa diventa come una madre che accoglie tutti i suoi figli che dai vari angoli della Palestina giungono cantando e danzando con salmi e canti ispirati. Tutti in cammino verso il centro dell’unità dove Davide aveva condotto l’arca e Salomone innalzato il tempio. Tre volte l’anno saliamo a Gerusalemme in pellegrinaggio e per la Pasqua offriamo a Dio l’agnello più bello che al tramonto del sole, nel rito della cena pasquale, ci farà attingere gioia e salvezza all’evento fondante della nostra liberazione.

Infatti, sulle rive del Mar Rosso non vi erano solo i nostri padri (che fisicamente lo attraversarono), ma ognuno di noi per morire alla servitù del Faraone e rinascere al servizio del Signore. Gesù spesso ci spiegava il senso profondo della Pasqua. Quest’anno però un annuncio tremendo raggiunge il nostro cuore: «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso» (Mt 26,1-2). Avevamo già da qualche tempo capito che a breve tutti si sarebbero scagliati contro di lui. Terrorizzati dalle conseguenze, non siamo stati in grado di rimanere al suo fianco e amarlo fino in fondo. Lo abbiamo tradito, rinnegato, abbandonato, e lui in cambio si è lasciato maltrattare, umiliare, crocifiggere senza resistenza, senza aprire bocca, senza incolpare nessuno, mite agnello condotto al macello. Quest’amore fa tremare la terra, apre i sepolcri, abbraccia i carnefici. Davanti allo “spettacolo” della Croce (cfr. Lc 23,48) proprio il centurione e gli uomini della guardia, della violenza e della guerra l’hanno riconosciuto.

Ecco come la luce della Croce capovolge le sorti del mondo: noi i discepoli amati siamo fuggiti affermando più volte di non conoscerlo; gli oppressori, i lontani, gli eretici, i perversi hanno avuto il coraggio di sollevare lo sguardo verso la Misericordia e riconoscere nell’uomo trafitto il Figlio di Dio. In realtà risulta che alcune guardie hanno paradossalmente custodito Gesù (cfr. Mt 27,54: il verbo greco tēreō è usato sia per le guardie sia per Maria di Nazareth e indica il custodire parole ed eventi riguardanti Gesù). I soldati e il centurione dopo essere stati strumenti attraverso i quali gli autori del male hanno fisicamente compiuto il loro progetto, diventano per ironia della sorte i nuovi custodi della Parola, primizia inaspettata della nuova creazione alla quale Gesù ha dato inizio con il dono della sua vita sul legno “maledetto” della Croce.


Brazil
“Essere donna significa…”

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Nella libreria delle Paoline di Porto Velho, capoluogo della Rondônia, si è festeggiata la Settimana delle donne. Questo evento è stato preceduto da una preparazione originale che prevedeva la distribuzione di un coupon con la seguente frase: “Essere donna significa…”.

Gareggiare completando la frase è stato un modo per affermare e dire la bellezza di essere donna e come premio del concorso l’abbonamento alla rivista Família Cristã che, in un giorno speciale di quella settimana, è stata anche donata gratuitamente a tutte le donne che entravano in libreria.

Germany
La gioia di donare a chi non può ricambiare

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La Libreria Paoline di Norimberga, dopo la riuscita esperienza di offrire alle donne in carcere un dono nel tempo di Avvento, per la Quaresima ha rilanciato l’iniziativa. Insieme ai collaboratori e benefattori ha portato gioiosamente e gratuitamente un dono ai ragazzi disabili della Haus-Stapf in Nürnberg.

Rallegrare la Pasqua di questi giovani con un libro, un CD, oppure con un oggetto religioso, è stato possibile grazie al contributo economico di molte persone che attraverso la loro generosità hanno sostenuto concretamente l’iniziativa di solidarietà.

Quest’ultima, presentata sulle pagine dei giornali locali, continua a suscitare interesse e partecipazione.

Link: http://www.nordbayern.de/nuernberger-zeitung/nuernberg-region/osterpackchen-fur-kinder-und-jugendliche-1.1074371?searched=true

5° Domenica di Quaresima 2011

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Tutto avviene vicino al Monte degli Ulivi, a circa tre chilometri da Gerusalemme. La piccola famiglia di Betania spesso accoglie Gesù stanco e affaticato da lunghi viaggi per farlo riposare nel profumato balsamo dell’amicizia. Un profondo amore legava Gesù a Lazzaro, a Marta e a Maria. Gesù per loro è il Maestro, l’Amico unico, la Verità sempre attesa, il Senso stesso della vita, e i fratelli di Betania sono per lui i discepoli amati, l’intima famiglia nata dal grembo della Parola custodita. Gesù a Betania si sente a casa: ascoltato, amato, accolto e ricevuto anche quando i suoi passi si dirigono decisamente verso Gerusalemme.

Ma come in tutte le più belle cose arriva anche il giorno del buio, della sofferenza e della morte. L’amicizia è messa alla prova dall’afflizione dovuta alla malattia e alla conseguente scomparsa di Lazzaro, persona amata (Betania, Bēt-ʹanyā, in ebraico “casa dell’afflizione”). Ma gli afflitti saranno consolati…
È proprio qui che Gesù rivela il punto più alto della sua identità: «Io sono la Risurrezione» (dal sostantivo greco anastasis che a sua volta viene dal verbo anistēmi: sollevare, portare su, alzare, far uscire, far risorgere). Nella prova e nel dolore tutti siamo chiamati a un esodo senza ritorno. Un uscire da noi stessi per andare incontro a Gesù che solo può sostenere il cuore che piange. Marta esce dalle sue sicurezze e va generosamente incontro al suo Signore; Maria vince le insufficienti consolazioni dei giudei che cercano invano di trattenerla per rispondere in fretta alla voce amata del Maestro; infine Lazzaro, raggiunto da quel grido che ha squarciato le tenebre, viene fuori dal sepolcro della non-speranza.

Come mai Gesù prima che diventi il Risorto si rivela Risurrezione? Perché quest’ultima rivelazione gli costerà la vita? Gesù pone sulla parola “risurrezione” il sigillo del suo amore affinché con Marta, Maria e Lazzaro potessimo anche noi credere che, amandoci, egli ci strappa dal sepolcro del nonsenso, del vuoto e della disperazione. Amati da Gesù e amando come lui, viviamo la risurrezione di una vita-senza-fine già qui e adesso. Ogni persona passa dalla morte alla vita ascoltando e vivendo la divina Parola che genera nella quotidianità la Betania dell’eterna amicizia dove ciascuno può ascoltare la voce del Maestro che dice: “Ti amo, tu non morirai!”.


Italy
Da un’enciclopedia di bioetica la verità sull’uomo

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Nata in casa cattolica e aperta al mondo laico, l’Enciclopedia di Bioetica e Scienza Giuridica pubblicata dall’ESI (Edizioni Scientifiche Italiane) e diretta da Elio Sgreccia (Presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, già Direttore dell’Istituto di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore) e Antonio Tarantino (docente di Filosofia del diritto, Università di Lecce) porta un segnale importante d’innovazione e si presenta come uno strumento utile nel dibattito etico.

L’aspetto più nuovo è che ogni voce è divisa in quattro sezioni: una etica, una medica, una di diritto romano e una sui diritti positivi moderni. L’opera ha avuto come curatore della parte bioetica il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula. Nel contesto attuale è urgente riprendere il discorso etico per ridire a più voci “la verità sull’uomo”. Purtroppo in quasi tutte le principali riviste internazionali di bioetica hanno diritto di cittadinanza autori che hanno una visione utilitarista e riduttiva dell’etica.

La sfida è quella di uscire da questa stretta con uno strumento non confessionale ma aperto, in grado di dare una visione delle cose aderente a una legge naturale, inscritta nel cuore dell’uomo e nel profondo della natura.

India
Simposio ecumenico sulle relazioni uomo-donna nella Chiesa

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Le Figlie di San Paolo di Mumbai hanno organizzato in collaborazione con il St. Joseph Convent High School di Bandra, un simposio ecumenico aperto a tutti, collegato alla giornata internazionale della donna e che ha posto al centro delle riflessioni il cammino “delle relazioni nella Chiesa” con particolare riferimento al valore della collaborazione tra uomo e donna a servizio del Vangelo.
Il testo biblico di riferimento è stato «Dio creò gli uomini a sua immagine; maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). L’evento è stato arricchito da una grande preghiera ecumenica guidata dai giovani per evidenziare l’importanza delle differenze che vanno celebrate come motivo di gioia e non di conflitto.
Molti hanno partecipato con entusiasmo e speranza.

4° Domenica di Quaresima 2011

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Dalla Samaria il nostro viaggio continua verso sud. In questa quarta domenica di Quaresima siamo chiamati a raggiungere la Giudea per poter partecipare alla festa delle Capanne. A Gerusalemme per otto giorni le famiglie lasciano la propria dimora stabile per andare ad abitare in una capanna sotto il cielo aperto illuminato dallo splendore delle stelle. Le sukkòt (plurale ebraico di sukkà = capanna, tenda) richiamano le tende del deserto costruite durante il cammino verso la terra promessa. Nella Festa di Sukkòt due sono i riti principali: al mattino quello dell’acqua, con la processione alla piscina di Siloe per ricordare l’acqua sgorgata miracolosamente dalla roccia dell’esodo; alla sera quello della luce che rischiara la città con grandi fuochi per celebrare la colonna di nube con la quale Dio ha rischiarato il cammino più difficile.

«Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita» (Gv 9,1). Il suo passare è sempre un entrare nel più profondo del cuore, là dove abitano i desideri veri, quelli che solo Dio conosce. Una cecità senza vie di uscita, un uomo che non ha mai visto i colori del mondo, il sorriso della vita, il sole della speranza, la gioia della festa. Come potrà il nato cieco, inconsapevole mendicante di luce, credere che, al di là del buio in cui vive, c’è una Presenza che amorosamente lo avvolge e lo fa esistere? La sua capanna è la strada, non vede ma sente i passi di Colui che ha il coraggio di avvicinarsi senza paura sporcandosi le mani con il fango per poter ricreare con la sua saliva l’uomo nuovo.

Gesù prende l’iniziativa di toccarlo ma non può far niente senza la libertà di una fede obbediente. Il cieco percepisce l’amore di un gesto senza precedenti e per questo continua a muoversi verso Gesù obbedendo ciecamente al suo comando: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe!» (Gv 9,6). Va’ e immergi la tua vita nell’acqua dell’Inviato! Gesù lo invita a fidarsi, a lavarsi nell’acqua nuova della Parola ascoltata. Una Parola inviata da Dio che vivifica il cuore e illumina gli occhi. Una Parola che pone la sua tenda dove trova l’ascolto obbediente di un discepolo amante. Andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Strano destino di un uomo che ritorna consapevolmente e liberamente nella solitudine, cacciato fuori perché credente e vedente in Gesù. Ma adesso non importa, la Luce dell’Inviato è ormai l’unica Luce dei suoi occhi, la voce del Signore Gesù è l’unica melodia che continua a parlare al suo cuore…


Congo R.D.
Ridare pari dignità alle donne militari e impegnate in politica

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Condurre la donna che sceglie la carriera militare o politica a comunicare in maniera efficiente, a valorizzare la propria professione e ad essere modello per la società: questo lo scopo dell’incontro che si è svolto la scorsa settimana a Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo, e voluto dalle Figlie di San Paolo e dai cooperatori paolini.

Il dibattito, si legge sul sito www.cenco.cd, si è articolato sull’opinione e sull’immagine che generalmente si ha della donna militare, considerata come una persona fallita o che non ha ricevuto una buona educazione familiare. Nel corso dei lavori è stato sottolineato quanto sia errata tale convinzione e che alle donne impegnate nella politica e nelle armi va riconosciuta pari dignità.

Al convegno hanno preso parte politici, militari e giornalisti.

Italy
“Incontrare l’Inatteso” alla Libreria Paoline Multimedia

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Presentato alla Libreria Paoline Multimedia di Roma il libro di Giuseppe Forlai, editato dalle Paoline, Incontrare l’inatteso, Vita cristiana per gente perplessa della collana Spiritualità del quotidiano. L’evento è stato arricchito dalla vivace partecipazione dello stesso autore, dalla conduzione di Monia Parente di Radio Vaticana e la lettura di alcuni brani con la voce di Graziella Bonanni.

Un libro che sa parlare di Dio in modo originale e profondo, con un linguaggio fresco e accattivante e che ha saputo dialogare con le domande delle tante persone pervenute alla presentazione. Incontrare l’inatteso nasce dall’esperienza che lo stesso autore (presbitero della Diocesi di Roma e docente incaricato di Mariologia presso la Pontificia Università Gregoriana) ha fatto soprattutto come cappellano del carcere, con chi vive una fede difficile o chi non crede per niente.

Ecco alcune parole tratte dal libro: “Dio, Tu non sei qui, nelle mie idee, nel mio piccolo mondo fatto di lavoro estenuante, di gioie superficiali; Tu non sei dove ti facciamo stare noi”.