Philippines
“Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”

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La terza assemblea per gli operatori della comunicazione sociale, promossa e condotta dalle Figlie di San Paolo di Pasay City, ha avuto come tema: “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”, tratto dal messaggio di Benedetto XVI per la 45ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Un incontro rilevante per tracciare insieme una risposta apostolica più efficace alle sfide incontrate nell’ambito dei diversi ministeri preposti a servizio della Pastorale diocesana, della Commissione della Comunicazione e dell’Ufficio stampa della Conferenza Episcopale cattolica delle Filippine.

Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare ma la comunicazione in se stessa, provocando sempre più una vasta trasformazione culturale per la quale s’impone una seria riflessione sul senso della comunicazione nell’era digitale.

Czech Republic
La bellezza di condividere il carisma coni laici

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La comunità delle Figlie di san Paolo di Praga affianca ed offre alle prime cooperatrici paoline della Repubblica Ceca un cammino formativo gioioso e creativo.

Il piccolo gruppo è formato da quattro donne che già da tempo e in diversa misura collaborano con la comunità nella missione paolina. Altre persone seguono gli incontri da lontano ricevendo il materiale (audio, testi, ppt) attraverso e-mail.

L´itinerario formativo ha come obiettivo quello di “approfondire il ruolo del laicato nella Chiesa e la conoscenza dei pilastri della spiritualità paolina”. La condivisione dell’esperienza personale e profondi momenti di preghiera sono il clima dove lo Spirito va aprendo pian piano validi percorsi formativi.

Pasqua 2011

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È ancora buio intorno a noi e dentro di noi. Il Maestro è ormai disceso nell’abissale silenzio. E noi? Soli più che mai. Gerusalemme forse non si è neppure accorta che Gesù non c’è più. Davanti ai nostri occhi scorre il fiume dei nostri tradimenti. Come potrà perdonarci? Il sangue innocente è ricaduto su di noi…

Solo una donna non si arrende! La discepola di Magdala non riesce a stare lontana dal suo Maestro e ritorna senza paura al sepolcro. Alle prime luci dell’alba il suo grido scuote il torpore della nostra comunità: «Hanno portato via il Signore e non sappiamo dove l’hanno posto!» (Gv 20,2). Una corsa senza senso ci ha portati velocemente davanti alla pietra tolta. Siamo entrati, abbiamo visto i teli e il sudario, poi la decisione di tornare a casa. Lei è rimasta piangendo e cercando l’Amato del suo cuore (cfr. Ct 3,1-3). Chinatasi verso il sepolcro, Maria vede «due angeli in bianche vesti, seduti dove prima c’era il corpo di Gesù, uno dalla parte della testa e l’altro dei piedi»: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,12). La memoria dell’amata, nutrita dalle Sacre Scritture e dalla liturgia del Tempio, porta alla luce il ricordo vivo dei due cherubini che stanno seduti sul propiziatorio dell’Arca dell’Alleanza che, proprio come nel sepolcro, custodiscono tra loro uno spazio vuoto.

Quando l’Arca è posta definitivamente nel Tempio di Gerusalemme, lo spazio vuoto diventa il luogo della gloria, della potenza e della presenza efficace di Dio; e quando nel Giorno del Perdono (in ebraico Yom Kippur) il sommo sacerdote entra nel Santo dei Santi per il rito di espiazione, quello spazio vuoto tra i due cherubini (che il greco biblico chiama hilastērion: strumento di espiazione) si trasforma nel luogo dove Dio cancella l’iniquità del suo popolo (cfr. Es 25,22; Lv 16,15-16). Il vuoto quindi è lo spazio voluto da Dio per continuare a parlare, incontrare e perdonare i suoi figli. Nella luce del mattino di Pasqua, tra gli angeli del sepolcro vuoto, Maria incontra il Risorto, “propiziatorio eterno della Nuova Alleanza” (cfr. Rm 3,25-26) dove l’amore misericordioso di Dio sarà sempre presente fine alla fine dei tempi.


Superiora Generale Pasqua 2011

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Pasqua della risurrezione 2011
 
Carissime sorelle e giovani in formazione,

nel giorno solenne di Pasqua la Sequenza ci fa proclamare, con stupore e commozione, l’antico annuncio: «Cristo, mia speranza, è risorto!». E anche noi, all’alba della nuova creazione, come Maria di Magdala, come Pietro e Giovanni, siamo costituite testimoni della vittoria della Vita sulla morte.
Il silenzio del sepolcro è stato infranto, la luce è brillata nelle tenebre illuminando ogni esistenza e ponendola sotto il segno della redenzione, della trasfigurazione nell’amore.

La risurrezione di Cristo è promessa e premessa di liberazione da quell’angoscia della morte che tormenta l’umanità e compromette le stesse relazioni. Gesù Cristo ha portato sul suo corpo, nella tomba, tutte le violenze che gli esseri umani s’infliggono reciprocamente, tutte le rotture di dialogo, tutto l’odio… E ora, risorgendo alla vita, porta con sé i prigionieri della “morte”, risolleva i caduti, apre orizzonti nuovi di senso ai tanti che continuano a credere sperando e amando.

Dal sepolcro vuoto del mattino di Pasqua giunge fino a noi, oggi, l’invito a non temere perché «Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello» (Sequenza), e la Vita ha vinto, anzi ha trionfato, per sempre. È questo, sorelle, l’annuncio che siamo chiamate a proclamare attraverso la personale e comunitaria esperienza di risurrezione.
Se siamo risorte con Cristo, dobbiamo “raccontare” agli altri che la vita è più forte della morte. E dobbiamo farlo impegnandoci a costruire comunità fraterne e profetiche: dove il noi prevale sull’io; dove si rinuncia ad affermare se stesse; dove ci si esercita nel perdono vicendevole; dove continuamente si apre e riapre il dialogo della carità; dove si condivide la fede e la speranza; dove si vive la compassione, soprattutto verso gli ultimi, verso quanti patiscono violenze e ingiustizie; dove si impara a guardare anche ai dolori dell’umanità come alle «doglie del parto» (Rm 8,22) che stanno generando un mondo più bello, più vero, più giusto.

Come non cogliere i fremiti della “vita nuova” nella fiera dignità e nella voglia di futuro del popolo giapponese sconvolto dal terremoto e dall’incidente nucleare, nella testimonianza audace delle minoranze cristiane perseguitate, nella domanda di libertà e di democrazia dei popoli africani e mediorientali…?
La risurrezione entra in questo modo nell’esperienza quotidiana e produce frutti abbondanti di vita per tutti.

Carissime, siamo appena rientrate dall’India, paese affascinante, variegato nelle sue culture e tradizioni, vivace, giovane. L’esperienza di profonda comunione vissuta con le sorelle mi ha portato tante volte a rivolgere un pensiero grato al Signore per ogni Figlia di San Paolo, per il desiderio di bene, l’appartenenza, la fedeltà. Sono certa che ci avete accompagnate con la preghiera. Vi ringrazio con tutto i cuore.

Colgo anche l’occasione per ringraziare ciascuna della sollecitudine e della preghiera per le sorelle del Giappone e della Costa d’Avorio, e per le offerte inviate in risposta al mio appello per la pubblicazione della Bibbia in malgascio.

Il Signore ci doni di essere donne di comunione e di speranza, donne che, nell’esercizio dell’apostolato, «suonano potente la tromba della risurrezione» (don Alberione) per dire a tutti: Sì, ne siamo certe: Cristo è veramente risorto! (cfr. Sequenza).

Buona Pasqua, nella novità del Cristo risorto! Con affetto,
 

sr. M. Antonieta Bruscato
superiora generale

Istituto della Pia Società Figlie di S. Paolo, Casa generalizia – Via S. Giovanni Eudes 25, 00163 Roma, Tel. 06.661.30.39

 


Superiora Geral – Páscoa 2011

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Páscoa da ressurreição 2011
 
 
Caríssimas irmãs e jovens em formação
 
No dia solene da Páscoa, a Sequência nos faz proclamar, com espanto e comoção, o antigo anúncio: «Cristo, minha esperança, ressuscitou!». Também nós, no alvorecer da nova criação, como Maria Madalena, como Pedro e João, fomos constituídas testemunhas da vitória da Vida sobre a morte.
O silêncio do sepulcro foi rompido, a luz brilhou nas trevas, iluminando a existência e colocando-a sob o sinal da redenção, da transfiguração no amor.
A ressurreição de Cristo é promessa e premissa de libertação da angústia da morte que atormenta a humanidade e compromete as próprias relações. Jesus Cristo carregou em seu corpo, no túmulo, todas as violências que os seres humanos se infligem reciprocamente, todas as rupturas de diálogo, todo ódio… E agora, ressurgindo à vida, traz consigo os prisioneiros da “morte”, reergue os caídos, abre horizontes novos de sentido a tantos que continuam a acreditar, esperando e amando.
 
Do sepulcro vazio da manhã da Páscoa chega até nós, hoje, o convite a não ter medo, porque «Morte e Vida se enfrentaram em um prodigioso duelo» (Sequência), e a Vida venceu, antes, triunfou, para sempre. É este, irmãs, o anúncio que somos chamadas a proclamar através da pessoal e comunitária experiência de ressurreição.
Se ressuscitamos com Cristo, devemos “relatar” aos outros que a vida é mais forte do que a morte. E devemos fazê-lo empenhando-nos em construir comunidades fraternas e proféticas: onde o nós prevalece sobre o eu; onde se renuncia em afirmar o próprio eu; onde há o exercício do perdão mútuo; onde continuamente se abre e reabre o diálogo da caridade; onde se partilha a fé e a esperança; onde se vive a compaixão, sobretudo em relação aos últimos. Voltada a quantos sofrem violências e injustiças; onde se aprende a olhar também as dores da humanidade como as «dores do parto» (Rm 8,22) que estão gerando um mundo mais belo, mais verdadeiro, mais justo.
 
Como não acolher os frêmitos de “vida nova” na altiva dignidade e no anseio de futuro do povo japonês devastado pelo terremoto e pelo incidente nuclear; no testemunho audazdas minorias cristãs perseguidas; nas questões de liberdade e democracia dos povos africanos e mediorientais …?
A ressurreição entra, deste modo, na experiência cotidiana e produz frutos abundantes de vida para todos.
Caríssimas, estamos apenas voltando da Índia, país fascinante, variado em suas culturas e tradições, vivaz, jovem. A experiência de profunda comunhão vivida com as irmãs me levou, muitas vezes, a elevar um pensamento de gratidão ao Senhor por cada Filha de São Paulo, pelo desejo de bem, de pertença, de fidelidade. Estou certa de que vocês nos acompanharam com a oração. Agradeço-as de todo coração.
 
Aproveito a oportunidade para agradecer a cada uma pela solicitude e pela oração em favor das irmãs do Japão e da Costa do Marfim, e pelas ofertas enviadas em resposta ao meu apelo pela publicação da Bíblia em malgaxe.
 
O Senhor lhes conceda os dons de ser mulheres de comunhão e de esperança, mulheres que, no exercício do apostolado, «soam potente a trombeta da ressurreição»(pe. Alberione) para dizer a todos: Sim, estamos certas: Cristo ressuscitou verdadeiramente! (cfr. Sequência).
 
Boa Páscoa, na novidade do Cristo ressuscitado! Com afeto,
 
 
 
ir. M. Antonieta Bruscato
superiora geral
 

Istituto della Pia Società Figlie di S. Paolo, Casa generalizia – Via S. Giovanni Eudes 25, 00163 Roma, Tel. 06.661.30.39

Pakistan
Una Giornata di preghiera per Asia Bibi

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Amore per Asia Bibi, una giornata di preghiera e digiuno per Asia Bibi: è questo lo slogan della giornata di preghiera che la Masihi Foundation dei cristiani pakistani ha proclamato per il 20 aprile 2011.

In questo giorno ogni cristiano nel mondo è invitato ad accendere una candela e a rivolgere una preghiera speciale per Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte per blasfemia e rinchiusa nel carcere di Sheikupura, in Punjab. Asia, informata dell’iniziativa, ha dichiarato: «Sono grata alla Fondazione Masihi per aver organizzato un simile evento, che mi dà una speranza per vivere.

Mi sento amata dalla Chiesa cattolica e da tutte le comunità cristiane del mondo. Sono orgogliosa di essere figlia di una comunità tanto amorevole e misericordiosa… . Vorrei mandare un messaggio di pace e di amore a tutto il mondo».

Anche il cattolico Paul Bhatti, consigliere speciale per le minoranze religiose del Pakistan e fratello di Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze recentemente ucciso, ha aderito alla giornata assicurando il suo impegno a «lavorare con il governo e con le minoranze religiose per trovare una soluzione ed evitare che in futuro vi siano altre vittime innocenti della legge sulla blasfemia».