ITALIA
Premio Paoline 2019

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Nel contesto della 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, si è svolto a Roma un incontro di riflessione sul tema scelto per la Giornata, Siamo membra gli uni degli altri. Dalle social network communities alla comunità umana. L’appuntamento è stato organizzato, come ogni anno, dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma e l’Associazione Paoline Comunicazione e Cultura. Aperto dal saluto di don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI; sono intervenuti Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede; Marcello Luigi Foa, presidente della Rai; Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera. Ha concluso don Walter Insero, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma:

In questo contesto celebrativo è stato conferito il Premio Paoline 2019 a monsignor Marco Frisina, compositore e direttore di coro e orchestra. Il riconoscimento va «a un artista – dichiara la motivazione – che ha saputo donare il suo straordinario talento per una musica che unisce vita e spiritualità, favorisce l’incontro con il Signore, promuove la comunità umana come ambiente in cui si manifesta quella comunione che segna la nostra identità di credenti».

Durante l’incontro il Coro della Diocesi di Roma, fondato da monsignor Frisina nel 1984, ha eseguito alcuni brani dell’autore.

Il Premio Paoline, giunto alla sua 13a edizione, viene conferito con cadenza annuale a quelle persone o associazioni che si segnalano per aver dato la migliore espressione con la vita, con un’opera o una attività, al messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali.

ITALIA
Settimana e Festival della Comunicazione 2019

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Per dare rilievo alla Giornata mondiale della comunicazione, Paoline e Paolini d’Italia organizzano ogni anno la Settimana e il Festival della Comunicazione.

In tutta Italia, vengono organizzate una serie di iniziative pastorali e culturali – convegni, concorsi, laboratori, attività nelle librerie Paoline e San Paolo, video proiezioni, eventi musicali, spettacoli e molto altro  – che coinvolgono giornalisti e operatori della comunicazione, personalità del mondo ecclesiastico, artisti e personaggi del mondo dello spettacolo.

Grande attenzione viene riservata al mondo della scuola: insegnanti, studenti, educatori e genitori, diventano i protagonisti di concorsi a tema, giochi e laboratori creativi, partecipano agli spettacoli e alle video proiezioni, vengono chiamati a realizzare happy book, testi, video e giornalini. Perché la comunicazione è dialogo, è ascolto, è innovazione, è creatività.

In programma anche il Festival della comunicazione, che si è svolto a Chioggia/Venezia dal 17 maggio al 2 giugno, in collaborazione con la diocesi.

TAILANDIA
25 anni di fondazione

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Le Figlie di San Paolo a Bangkok, in Tailandia, una presenza particolare per la missione paolina in questa parte del mondo, sono il frutto del progetto missionario delle Figlie di San Paolo promosso nel 1994 in occasione del Centenario della nascita di Maestra Tecla.

La strada era stata aperta del defunto vescovo George Yod Phimphisan, allora presidente della Conferenza Episcopale di Tailandia e presidente del Centro Cattolico di Comunicazioni Sociale, che aveva voluto affidare alle Figlie di San Paolo la gestione del Centro di Comunicazione Sociale della diocesi.

Il 21 aprile 1994, una sorella giapponese e due sorelle filippine – sr Yoko Abe, sr Juliet Narisma e sr Clothilde de las Llagas – arrivarono nel Regno di Tailandia, un paese prevalentemente buddista, per fondare una nuova comunità e diffondere il Vangelo attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Con impegno hanno studiato la lingua thailandese, svolgendo allo stesso tempo l’apostolato paolino. Nell’aprile di quest’anno, la comunità ha celebrato con gioia e riconoscenza il 25°anno di fondazione.

Per commemorare questo traguardo, le sorelle hanno compiuto un pellegrinaggio nei luoghi significativi del loro cammino in Tailandia, e hanno visitato diverse comunità religiose e persone dalla quali erano state accolte generosamente contribuendo alla presenza paolina in questo bellissimo paese. Nelle parrocchie sono state organizzate mostre del libri con la presentazione della Congregazione e della missione particolare. Molte sono le ragioni per lodare e ringraziare il Signore. Con la professione perpetua delle prime vocazioni paoline della Tailandia, questo 25° anno di fondazione ha visto il coronamento di tanta fede, fatiche e sacrifici. Sr Athitaya Jamoo e sr Parichat Jullmonthon, il giorno 15 giugno 2019, a Bangkok, pronunceranno il loro SI per sempre tra le Figlie di San Paolo. Il cammino missionario e vocazionale in questa “terra dei sorrisi” continua con San Paolo come ispiratore e modello di fede in Gesù Cristo: «So infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno» (2Tim 1, 12).

Vedi l’opuscolo: TAILANDIA: 25 anni di fondazione

CONGO
Attestato di eccellenza alla rivista Génie féminin

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

In occasione del lancio ufficiale della piattaforma per le donne per l’economia di comunione chiamata COGen, del Movimento Focolari di Kinshasa, è stato conferito alle Figlie di San Paolo della RD Congo, un attestato di eccellenza per la pubblicazione della rivista Génie féminin.

Il periodico, al suo quarto numero, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento grazie alla sua linea editoriale la quale, lontana da ogni sterile rivendicazione femminista, si impegna a risvegliare la vera coscienza femminile e a rivelarne la parte migliore.

Già dal titolo si comprende che parlare della donna oggi significa riconoscere il contributo che essa può offrire nella costruzione di un futuro migliore per l’umanità. Le dodici rubriche della rivista si fanno portavoce della leadership e dell’imprenditoria femminile e presentano la testimonianza di alcune donne che hanno dato un grande apporto in ambiti esistenziali come arte, salute, politica, scienza, sviluppo del proletariato e dell’educazione alla pace.

Génie féminin si avvale della redazione qualificata delle Figlie di San Paolo ma anche della collaborazione di altre donne impegnate nel progresso della società congolese. Tra le lettrici si contano intellettuali, mamme, giovani studenti e religiose.

Più libri che persone

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

A possedere questo primato è una città norvegese, Mundal, che accoglie i turisti e i lettori più accaniti da maggio a settembre. Una vocazione libraria che accomuna tutti gli abitanti di questa cittadina, tanto da essersi guadagnata il titolo di Booktown norvegese. Non c’è bar, negozio, sala d’attesa o ufficio pubblico in cui non ci siano libri. Si stimano almeno 150 mila volumi residenti contro 280 abitanti. Quattro chilometri di scaffalature piene di testi da sfogliare, crossare, comprare o anche solo fotografare, diffondendo la cultura della condivisione e la condivisione della cultura. Ogni amante della lettura qui trova il suo paradiso, fra negozietti di seconda mano, bancarelle, scaffali vista fiordi e centinaia di posticini tranquilli dove sedersi per leggere in santa pace.

I social non siano ragnatele ma reti

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Dal Like all’Amen. Il Messaggio per la 53a Giornata Mondiale delle Comunicazioni è una scossa che ci invita a gettare via la logica del like e ad accogliere la logica della verità perché a fondare la relazione non è il compiacimento emotivo o ideale ma la verità della persona.

«Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana. Questo il titolo del Messaggio 2019. Papa Francesco evidenzia ancora una volta che la comunicazione, anche quella digitale, serve per creare relazione. In rete, quando postiamo i nostri contenuti, sentiamo veramente il bisogno di entrare in relazione con l’altro? O facciamo tutto sempre e solo per metterci in mostra? Il Papa lo dice chiaro: i social network sono diventati tante vetrine dove ognuno esibisce il proprio narcisismo.

Occorre ritornare a rileggere il significato della parola “rete”, perché il web e i social media sono una rete vera e propria. La rete «funziona grazie alla compartecipazione di tutti gli elementi», la rete è espressione e causa della comunione. Attualmente – dice il Papa – i social non riescono a essere espressione di comunione, invece di essere rete che unisce sono diventati ragnatele che separano e intrappolano.

I troppi IO faccio, IO sono, IO mi mostro, hanno inquinato il significato della Rete-Comunione. «Ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri). Questo alimenta un individualismo sfrenato. Quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa così una vetrina in cui esibire il proprio narcisismo». È evidente che nel cuore della maggior parte degli uomini regna una tristezza e un’insoddisfazione che inducono ad agire e a comunicare male e spesso malissimo.

Come Chiesa dobbiamo assolutamente chiederci: come ritrovare la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri anche nella rete online? Dire la verità, mostrare la verità, cercare la verità e smetterla di mentire.

«Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). San Paolo esorta a togliere la menzogna dai nostri modi di comunicare e ad assumere l’abitudine della verità.

I fratelli e le sorelle di una parrocchia, i presbiteri di una diocesi, i religiosi e le religiose, nei social network devono abituarsi a questa logica paolina: «non smentire mai la reciproca relazione di comunione». In rete, dunque, dobbiamo mettere in mostra la relazione, l’essere corpo unito, e non metterci in mostra.

Il Messaggio si conclude evidenziando le positività della rete, dei social network: non sono infatti “demoni” da evitare (come oggi purtroppo molti ancora ritengono). Leggiamolo con attenzione questo paragrafo: «Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa».

È vero: Facebook e Instagram funzionano a like, ed è pure vero che tutto ciò che postiamo lo facciamo per ricevere like. Non possiamo però continuare a “usare” la rete solo con questa logica (espressione di un disagio interiore), dobbiamo cominciare ad assumere un’altra logica, un altro perché. Cominciamo a postare contenuti e foto che dicano la verità su noi stessi, sugli altri e sul mondo. Contenuti e azioni che creino unione, accoglienza dell’altro, anche se la pensa diversamente. I social network sono nati per mettere in relazione: non dimentichiamo e non modifichiamo il loro “perché”.

don Alessandro Palermohttps://elementidipastoraledigitale.wordpress.com/


SUD AFRICA
25° di Fondazioni

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Sono trascorsi 25 anni dell’arrivo delle Figlie di San Paolo in Sud Africa, la terra di Nelson Mandela. Una presenza nata del progetto missionario delle Figlie di San Paolo realizzato nel 1994 in occasione del Centenario della nascita di Maestra Tecla. Il grazie al Signore è stato espresso con una solenne celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Johannesburg Mons. Buti Joseph Tlhagale, alla presenza di sacerdoti, religiosi, laici, amici e collaboratori. Le testimonianze sul cammino della prima comunità, della quale due sorelle sono ancora presenti, hanno arricchito l’evento in un clima di gioia e ringraziamento.

Le prime quattro sorelle arrivarono a Johannesburg il 12 aprile 1994, due settimane prima delle elezioni democratiche, in cui la maggioranza dei cittadini sudafricani ha votato per la prima volta e, con l’elezione di Mandela come Presidente, il Sud Africa è uscito dalla legge razziale dell’apartheid.

Le Paoline hanno respirato l’atmosfera di libertà nella società e nella Chiesa e si sono integrate nel nuovo cammino del Paese.

La piccola comunità, assumendo il motto di San Paolo mi sono fatto tutto a tutti, ha sempre avuto le caratteristiche di una comunità missionaria, internazionale, aperta a tutte le etnie e a tutte le religioni Caratteristiche che sono cresciute lungo gli anni con l’arrivo di nuovi membri, nuovi passi in avanti nella missione paolina e con l’apertura di un’altra comunità a Durban.

L’articolo sul settimanale cattolico Southern Cross, e l’intervista alla Radio Veritas ad una delle prime sorelle missionarie condotta dall’Arcivescovo di Pretoria, Mons. William Slattery, ha contribuito a diffondere la notizia in tutto il Paese.

ITALIA
Maggio dei Libri

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

La nona edizione del Maggio dei Libri, la campagna nazionale di promozione della lettura attesa da migliaia di amanti dei libri, ha preso ufficialmente il via il 23 aprile, Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore e prosegue fino al 31 maggio, concludendosi quest’anno con il Pro-Memoria Festival in programma a Mirandola/Modena dal 31 maggio al 2 giugno.

Quest’anno, per la prima volta la casa editrice Paoline è partner della Campagna nazionale di sensibilizzazione promossa dal Centro nazionale per il libro e la lettura. Slogan di quest’anno è Se voglio divertirmi leggo.

Tanti gli incontri e le presentazioni Paoline che entreranno nel corposo programma della Campagna nazionale: eventi nelle Librerie Paoline sparse in tutta Italia, ma anche in altri spazi, come il Salone del Libro di Torino.

La Campagna è promossa dal Centro per il Libro e la lettura (Istituto autonomo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), il cui obiettivo è attuare politiche di diffusione del libro e della lettura in Italia, nonché di promuovere il libro e la cultura italiana all’estero.

Lo Spirito di fede

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

(tratto da Per un rinnovamento spirituale [RSp], pp. 45-46)

Chiediamo questa mattina, per intercessione di san Giuseppe, un aumento di fede, di speranza, di carità. Di fede: cioè credere che il Signore ha stabilito per noi una missione, con gli aiuti e le grazie necessarie. Fede che si dimostra con la vita pratica, facendo come se tutto dipendesse da noi, e confidando in Dio, come se tutto dipendesse da Lui!

Fede che noi esprimiamo nel «patto» o «segreto di riuscita», che fa parte delle nostre preghiere. Sono certissime queste espressioni: la fede è la radice di ogni santificazione; lo spirito di fede è il principio della santità. Dalla fede: la speranza, la carità, le virtù religiose. Dalla fede: i frutti dell’apostolato.

Chi crede, vedrà Dio, perché sarà salvo; chi crede, sa che bisogna correre al Tabernacolo, per avere la forza necessaria nell’apostolato. Credete e vedrete verificarsi ciò che fu annunziato.

Quando manca la fede, manca la radice e quando in un albero manca la radice, muore. Il Signore ci esaudisce a misura della fede; e se uno ha poca fede, è come colui che, avendo poca stoffa, può fare solo un piccolo vestito da bambola o da bambinetto. Noi dobbiamo appoggiarci sulla grazia della vocazione e dell’ufficio. Quando Dio dà una vocazione, una missione ad un’anima, le dà pure tutte le grazie, gli aiuti necessari per compiere quella data missione.

Egli non viene mai meno. Possiamo venire meno noi, con la nostra incostanza e debolezza nella fede, ma Dio no: Egli non manca mai. Per quanto si riferisce a noi, in particolare, abbiamo anche la prova dei fatti: abbiamo portato il Vangelo a oltre 20 Nazioni; eppure si è incominciato dal nulla, anzi meno ancora; perché un uomo, oltre che essere nulla, può anche essere peccatore. Noi dobbiamo perfezionare le intenzioni, le disposizioni, la fiducia che si ebbe in principio, quando si incominciò questa missione, alla quale il Primo Maestro non poteva sottrarsi sotto pena di dannazione.

Fede in Dio, non in noi. Fare un “patto” con Dio. Ecco come incomincia il “patto” che si fece di fronte a due testimoni: Maria Regina degli Apostoli e S. Paolo (come occorrono due testimoni quando si fanno cose di grande importanza): «Noi dobbiamo arrivare al grado di perfezione e gloria celeste cui ci avete destinati e santamente esercitare l’apostolato delle Edizioni. Ma ci vediamo debolissimi, ecc.». Confessiamo cioè sinceramente tutta la nostra debolezza. Troppe volte attribuiamo a noi, anziché a Dio, quello che facciamo; troppe volte chiediamo che ci si debba riconoscenza, mentre questa va soltanto a Dio. Col Signore facciamo un vero “patto”, diciamo ciò che vogliamo dare noi: «Cercare in tutto, solo e sempre la vostra gloria e il bene delle anime» (e la prima anima è la nostra). Poi diciamo ciò che aspettiamo da Lui: «E contiamo che da parte vostra vogliate darci spirito buono, grazia, scienza, mezzi di bene»: ecco ciò che aspettiamo da Dio.

E la nostra pietà non deve essere una pietà sterile, compiuta solo per sbrigarci di un dovere che ci pesa: dev’essere una pietà che ci faccia sentire veramente il bisogno di Dio; che ci faccia giungere veramente a una grande santità.

Fede nello studio: questo porterà molto frutto. Si spostano spesso le cose: ci appoggiamo alle nostre doti, alle nostre qualità, allo spirito del mondo, anche nell’educazione. Si vuole accontentare, assecondare per farci amare dagli altri… Ma facciamo come se appoggiassimo un candeliere sul vuoto. «Non dubitiamo di voi, ma temiamo la nostra insufficienza»: siamo noi che possiamo mancare; Dio non manca.

Vivere secondo lo spirito del «segreto di riuscita». Recitarlo ogni mattina. Noi ci poggiamo su di esso: è una base buona, ferma, su cui si potrà costruire. E si avranno opere vitali, perché in esse vi è Cristo: non avremo opere insufficienti a vivere, non iniziative sterili, inefficaci, ma opere efficaci; non cadaveri da portare, ma persone agili che corrono per arrivare al traguardo, per ottenere il premio.

Meditazione di don Alberione,
13 feb. 1952