Colombia-Ecuador
Colombia-Ecuador : Un nuovo sito al servizio della vita

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Le Paoline della provincia Colombia-Ecuador salutano la nascita di un nuovo sito. www.libreriapaulinas.com  è un sito fresco e giovanile per cercare, imparare, crescere e comunicare; una nuova porta virtuale aperta al dialogo e alla cultura dedicata a tutti coloro che sono interessati a vivere la vita, come protagonisti, al servizio della verità. Ecco la presentazione completa e attraente del sito.

 

Repubblica Ceca
Congresso dei catechisti a Valehrad

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Si é tenuto a Valehrad – il luogo dove, secondo la tradizione, soggiornarono Cirillo e Metodio – il Congresso nazionale dei catechisti dal tema: L´iniziazione cristiana. Circa 220 i partecipanti provenienti da diverse zone del paese. Nella ricchezza dei diversi interventi il Congresso ha illuminato il cammino della catechesi verso il futuro.

Anche le Paoline di Praga hanno preso parte all’evento, con una mostra di libri e dvd, ma anche con la partecipazione attiva a uno dei seminari previsti dal programma. È stata un’occasione favorevole per tastare il terreno della prassi catechistica e per pensare a risposte editoriali e diffusive sempre più mirate e qualificate.

Thailandia
Letteratura e cultura, via per testimoniare Cristo

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«Un esempio di testimonianza cristiana nella società e di strenuo sostegno dei diritti umani e del principio assoluto della nonviolenza, radicato a fondo nella cultura buddista thai»: è questa la motivazione che hanno spinto la Chiesa cattolica e il governo di Bangkok a premiare Prakin Xumxai Na Ayudhaya, 92 anni, docente e scrittrice thailandese, che con lo pseudonimo cristiano Eugenius ha pubblicato diversi libri, che le sono valsi premi e riconoscimenti.

La spiritualità, afferma Prakin Xumxai Na Ayudhaya, è «elemento cardine della vita». E, pur di non abbandonare la fede in Cristo, ha rinunciato all’insegnamento in uno dei centri più prestigiosi del paese, riservato esclusivamente a professori buddisti.

India
Laici e cristiani chiedono giustizia per la suora assassinata dalla mafia del carbone

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Associazioni laiche e cristiane condannano l’assassinio di suor Valsa John, 53 anni, la religiosa delle Suore di Carità di Gesù e Maria freddata a colpi di pistola da un gruppo di 40 uomini nella notte del 15 novembre.

Originaria del Kerala, da vent’anni suor Valsa dedicava la sua vita ai Tribali Santal della regione di Dhumka (Stato di Jharkhand), lottando per i loro diritti e contro gli espropri dei loro terreni da parte delle potenti lobby del carbone. Il martirio di suor Valsa è una sfida per la Chiesa in India.

25 novembre 2011
Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne

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Questa data è stata scelta dal Movimento internazionale delle donne in onore delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana assassinate il 25 novembre del 1961 perché si opponevano al regime dittatoriale del loro paese.

Il coraggio e la forza dimostrate dalle sorelle Mirabal hanno contribuito a renderle eroine internazionali. La loro storia è stata scelta a simbolo della grave violazione dei diritti umani rappresentata dalla violenza sulle donne, i cui diritti vanno protetti e le voci ascoltate. L’azione si concentra quest’anno sul legame tra povertà e violenza, per spezzare questo circolo vizioso in cui moltissime donne nel mondo sono costrette a vivere.

40° anniversario della morte del Beato Giacomo Alberione

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Celebrazione eucaristica, Roma, 26 novembre 2011, cripta della Basilica S. Maria Regina degli Apostoli.  Presieduta da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni A. Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, Città del Vaticano.

40° anniversario della nascita al cielo del beato Giacomo Alberione

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Esposizione
Canto adatto: 
 
 “Muoio… Paradiso… Prego per tutti”: sono le ultime parole di don Alberione.
 
Venerdì sera, 26 novembre 1971, dopo l’estremo saluto e la benedizione del papa, si è compiuto per il Primo Maestro quanto egli aveva voluto fosse stampato sull’immagine ricordo del suo 60° di sacerdozio:
 
            “Partito dal Padre
            sono venuto nel mondo;
            ora lascio il mondo,
            e vado al Padre” (Gv 16,28).
 
Dal nostro cuore sgorga il canto di lode e l’inno di ringraziamento per le “abbondanti ricchezze” che il Signore ha riversato nella vita del beato Giacomo Alberione ma anche su tutti noi, chiamati a essere, per un dono di grazia, quelle “anime generose” che “sentono quanto egli sentiva”, chiamati a seguire le sue stesse orme, il suo medesimo itinerario di configurazione a Cristo e di comunicazione di lui nel vasto campo delle comunicazioni sociali. …+dettagli

 

Una notte di luce che apre alla missione

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La Chiesa o la Cappella è semibuia,è acceso soltanto il faretto del Tabernacolo. I fedeli hanno in mano un piccolo cero spento.

Sull’altare è collocato il Libro dei Vangeli e accanto all’altare l’olio profumato.
 

INTRODUZIONE


Guida
: In questa Veglia desideriamo rivivere l’esperienza del nostro fondatore che nella notte di fine secolo tra il 1900 e il 1901 durante la preghiera di quattro ore davanti a Gesù-Eucaristia, percepisce il primo invito “particolare” sul futuro della missione a cui Gesù Cristo lo chiama: è una chiamata ancora “confusa”, come egli afferma, che con il passare degli anni diverrà chiara e concreta.
 
I° momento
Una notte…
 
Guida: fu durante la notte che il giovane Giacomo Alberione iniziò la sua preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Anche noi desideriamo iniziare questa Veglia proprio in questa atmosfera di “notte”. La notte rimanda non solo al buio esteriore ma anche al buio interiore, alle  tante situazioni di ingiustizia, di dolore, di smarrimento, di ricerca di verità che tanti fratelli e sorelle vivono. Desideriamo farne memoria e portarle all’altare perché la luce che è Cristo li raggiunga e renda noi suoi “strumenti di luce”.
 
Vengono letti e portati ai piedi dell’altare titoli di giornali che presentano situazioni di notte o anche altre intenzioni particolari. …+ dettagli

L’immensità del Minuscolo

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     Tutto il mistero di Cristo ci redime. Ogni attimo dell’esistenza terrena del Maestro va assimilato in noi perché egli riviva nel tempo della Chiesa; non siamo chiamati semplicemente a osservare gli insegnamenti evangelici come un cinese si conforma ai detti di Confucio. Il nostro esistere, dal giorno del battesimo, è già solamente mistica: la vicenda terrena che mi è stata donata è perché io mi abbandoni ai misteri della vita di Gesù. Quando soffro è Lui che soffre in me; quando gioisco è Lui che gioisce; quando dono è Lui che si immola; quando sono povero è Lui che prende la condizione di servo; quando sono malato è Lui che porta la croce. La nostra più alta vocazione è diventare, come scriveva quattro secoli fa J.-J. Olier, il “trono di cristallo” di Dio: la sua bellezza si può intravedere oggi attraverso la trasparenza della nostra esistenza.
 
     Ma gli stati della vita di Gesù, che siamo chiamati a far rivivere in noi, possono essere messi a fuoco correttamente solo attraverso la lente del primo grande mistero: quello della sua incarnazione e della sua formazione a Nazareth. La vita del Maestro si ammira bene sotto la lente dell’umiltà, della piccolezza. Don Alberione scriveva che il mistero di Nazareth è la fucina in cui si forma il vero cristiano (cfr. DF 14-15): nel nascondimento della vita quotidiana possiamo prendere la forma di Cristo attraverso l’azione misteriosa dello Spirito e delle mani operose di Maria e Giuseppe. Tutto inizia a Nazareth e tutto avrà sempre il colore di Nazareth. Nella vita di Gesù e nella nostra. Anche la gloria della risurrezione ha il colore di Nazareth: umile miracolo accessibile esclusivamente ai puri di cuore.
 
     Queste considerazioni possono sembrare pii pensieri, una sorta di effimera fuga pseudo mistica. Facciamo bene a diffidare degli slogan, a patto però di non perdere di vista il reale. Ed è proprio il reale che ci salva dalle spiritualizzazioni e ci immette nella mistica: ora cosa c’è di più reale della minuscola esistenza di Gesù a Nazareth fatta di una casa mezza scavata nella roccia, due capre, una pialla, una bottega in cui rifugiarsi all’alba per guadagnarsi il pane? Cosa c’è di più sperimentabile dell’anonimo e meraviglioso giorno che nasce fatto delle solite cose, della solita gente, del solito asino che Giuseppe, il custode del Minuscolo, carica di sgabelli e travi appena terminate da portare a clienti che pagano sempre in ritardo? Se consideriamo un pio pensiero la vita di Cristo in noi è perché non ci siamo mai stupiti per quel che accade ora nel minuscolo spazio di quella Nazareth che, volenti o nolenti, siamo anche noi, “giganti dei nostri sogni e nani delle nostre paure”.
 
     La sola chance che abbiamo è arrenderci al Minuscolo facendone il criterio interpretativo del nostro modo di vivere il Vangelo: è quel fortissimo “poco” che come un sassolino scagliato dall’alto frantuma i piedi d’argilla del colosso sognato da Nabucodonosor. Lasciamo il gigantismo del nostro io per amare il minuscolo che siamo e che ci salva. Esistono due verità, scriveva Madame Guyon, il Tutto e il nulla. Noi siamo la seconda cosa… Dio la prima. Guai a invertire l’ordine.
 
     Questo tempo di Avvento è il momento opportuno per ricordarci che nel mondo dell’essere lo “speciale” è solo Dio e che noi siamo semplicemente qui ad ammirare la gloria del Minuscolo e a custodirlo come Giuseppe. Iniziamo questa contemplazione a partire dalla nostra nascosta vicenda, sgonfiando ridicole aspettative, ridimensionando progetti altisonanti e forse poco evangelici. Cominciamo da Nazareth e in questo mistero di Gesù rimaniamo. E se saremo chiamati ad uscirne, per un po’ coltiviamo la nostalgia di tornarci. E anche in fretta.
 
 

Avvento 2011

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Avvento 2011

Carissime sorelle e giovani in formazione,

siamo alla fine di quel “pellegrinaggio” che si è snodato lungo gli itinerari segnati dalla Parola, gli eventi, i giorni dell’anno liturgico. L’Avvento è alle porte.

Nello scorrere del tempo e nel rapido alternarsi dei cicli liturgici, rischiamo – noi, come tutti i credenti – di perderne di vista il senso. Succede anche per l’Avvento, tempo della memoria, dell’invocazione e dell’attesa del Signore che viene.

Ma quando e come viene il Signore? La risposta a questa domanda può aiutarci ad accogliere e a vivere in profondità il mistero dell’attesa.

Gesù Cristo, il Figlio del Padre venuto nella carne, è ormai per sempre l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Sotto questo profilo, non c’è dunque più niente da attendere… In realtà, l’Avvento riguarda ogni cristiano, chiamato a “mettere al mondo” Dio, a renderlo visibile assumendo il suo stesso stile di vita, amando come lui ha fatto, facendo il bene (cfr. At 10,38).

Per questo i verbi dell’Avvento sono vigilare, vegliare (cfr. Mc 13,33-37). Nella notte del mondo, nella notte dei giorni presenti, la parola d’ordine è vigilare, cioè tenere gli occhi ben aperti, perché il Signore è in questa notte; la sua luce rende visibili i segni e i semi del bene nell’apparente vittoria del male. Dobbiamo vegliare, esercitando il potere che il “padrone di casa” ha lasciato ai suoi “servi”: il suo stesso potere, quello dell’amore, della misericordia, della solidarietà, del servizio.

Si tratta di restituire all’Avvento – parola che nella sua radice significa venire accanto, farsi vicino – la sua vera identità. Se camminiamo verso gli altri, il Signore viene. Se ci facciamo vicini agli altri, lui viene.

Lasciamo, sorelle, che la Parola di ogni giorno ci abiti e ci indichi la via per essere segno dell’amore di Dio in mezzo al suo popolo, così da tracciare «sentieri di speranza» nei contesti della vita di ogni giorno. Potranno aiutarci, in questo, i testi del sussidio Ti aspettiamo: vieni presto, Signore!, che, alla luce delle Costituzioni e del tema dell’Intercapitolo, evidenziano quegli elementi della “liturgia della settimana” che possono orientare l’itinerario da seguire.

Tra gli atteggiamenti da coltivare, individualmente e comunitariamente, ci vengono proposti il silenzio, «inteso come ascolto di Dio nelle sue diverse mediazioni», e la sobrietà, che è equilibrio e temperanza, distacco e libertà, ricerca dell’essenziale, responsabilità.

Nella particolare congiuntura storica ed economica che viviamo a livello mondiale dobbiamo noi per prime fare scelte decise di sobrietà, rinuncia, condivisione. Per rendere ancora più concreto questo impegno, vi invito quest’anno ad aiutare le sorelle della Thailandia coinvolte nelle violente inondazioni che hanno colpito il paese. Come sempre, potete inviare le vostre offerte all’economato generale che si incaricherà di farle pervenire alle interessate. Grazie fin da ora per la vostra generosità.

Carissime, quest’anno l’inizio dell’Avvento coincide con la festa del beato Giacomo Alberione. Invochiamo la sua intercessione perché, soprattutto in questo cammino di preparazione al Centenario della Famiglia Paolina, si realizzi quello che egli auspicava: «Questo tempo ci serva specialmente per chiedere al Signore che si ripeta la venuta, cioè l’Incarnazione del Figlio di Dio, ma nel mondo presente… Soprattutto chiedere che il Figlio di Dio venga a nascere nei nostri cuori, nelle nostre menti; ci trasformi, perché sta qui la redenzione di ognuno: diventare simili a Gesù Cristo: Conformes fieri imagini Filii sui» (Pr 2, p. 9).

Buon cammino d’Avvento in compagnia della Vergine dell’attesa, la discepola che, abitata dalla Parola, la riveste di carne per la vita del mondo.

Con affetto e gratitudine.

sr. M. Antonieta Bruscato

     superiora generale