Un nuovo Centro di luce è stato aperto nel mezzo del buio della pandemia Covid nella città di Liverpool. Le Paoline, presenti in città dal 1966, si sono trasferite in una nuova sede che si trova in una posizione privilegiata della città. Nella festa dei santi Filippo e Giacomo, la Libreria Paoline è stata inaugurata e benedetta dall’Arcivescovo Malcolm McMahon, alla presenza di un piccolo gruppo di persone. Diverse le novità offerte dalla nuova struttura: la cappella, un pastoral hub e alcune caratteristiche che arricchiscono le proposte delle iniziative apostoliche. L’obiettivo è di farne un Centro di luce, secondo le indicazioni del fondatore il beato Giacomo Alberione, nello spirito di promuovere con più forza la Parola di Dio. Come nella tradizione paolina, la Bibbia è stata benedetta e posta in rilievo sotto le parole profetiche del Beato Alberione: «La Libreria è un luogo dove si trova e si condivide la verità e l’amore di Gesù Cristo».
Sono sr Teresa, la terza delle quattro Figlie di San Paolo della famiglia Marcazzan, composta da due fratelli sacerdoti, una sorella e due fratelli sposati. E da una sorellina morta all’età di 11 anni, che ha segnato l’esistenza di tutti noi. I genitori ci hanno trasmesso la fede e le virtù cristiane e umane che, assieme all’azione dei nostri sacerdoti, hanno forgiato i nostri caratteri e la vita.
Avevo 11 anni quando andai a trovare le mie due sorelle, sr Caterina e sr Federica, ad Alba. Erano ancora aspiranti e io avrei voluto rimanere con loro. Maestra Amalia mi disse però che ero troppo giovane, al che le feci notare che alcune suore della comunità erano entrate in Congregazione a 11 anni!
Tornai a casa e ripresi ad andare a scuola. Ma quando mio fratello Giuseppe, allora seminarista, andò ad Alba a visitare le due sorelle, mi feci promettere che avrebbe sostenuto la mia causa. Ricordo ancora il momento in cui lo incontrai al suo ritorno. Stavamo uscendo dai Vespri. Mi disse che sì mi accettavano, ma con le condizioni messe dai nostri genitori: continuare gli studi, vacanze estive e senza la divisa… Volevano assicurarsi che facessi una decisione libera e più matura. Corsi in chiesa a ringraziare il Signore. Da quel momento il mio sì fu per tutta la vita. Non avevo ancora compiuto 14 anni.
Dopo il lungo periodo di formazione e un’esperienza come formatrice delle aspiranti a Roma, le superiore mi chiesero di andare in Uganda. Consultai mio fratello don Giuseppe. Erano già partite missionarie sr Federica per il Cile e sr Gabriella per il Giappone. Mi disse solo: «Va’». Era il 1972. Mi ricordò quanto mi scrisse il Primo Maestro prima della professione perpetua: «Ogni benedizione. Vivere in fede: nelle Costituzioni e nelle disposizioni dei superiori troverai la santificazione. Sac. Alberione». Il mio cammino era segnato.
La mia vita in missione mi ha aperto campi impensabili di apostolato, ricchi di esperienze, sempre vissuti nel segno del “Patto”. Dall’esperienza di formazione a quella della libreria (12 anni in Uganda) e all’editoria (31 anni in Kenya). Certamente, il dono più grande è stato quello della pubblicazione della African Bible, segno tangibile di un lavoro nato e cresciuto in comunità, in un clima di Chiesa ecumenica, e con la collaborazione di tante persone.
La pubblicazione della African Bible rimane come il compimento dell’invito del Beato Giacomo Alberione: «Figlie di San Paolo, fate la carità della verità». La verità è Gesù Cristo, ma quella stampata, incartata, è la Bibbia. La nostra vocazione ci fa moltiplicatrici della verità, che oltrepassa ogni confine, ci fa «collaboratori della Verità» (Papa Benedetto XVI).
La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha promosso, a partire dal 12 maggio, una tre giorni online sul tema Changing media in a changing world, coinvolgendo studiosi dei media, filosofi, antropologi ed economisti. In questi giorni di riflessione è stata analizzata la sfida per l’uomo e la società costituita dalle nuove piattaforme digitali di comunicazione, che, come si legge nel documento preparatorio della conferenza online «possono influenzare le decisioni nel bene e nel male, la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna».
Questi nuovi media offrono infatti «l’opportunità di diffondere informazioni e galvanizzare l’azione attorno a buone cause e possono consentire ai cittadini di monitorare le azioni del governo per il bene comune, ma possono anche essere utilizzati per diffondere contenuti malevoli e propaganda». Uno dei temi di discussione è stato anche la necessità «di stabilire normative etiche adeguate a questi nuovi traguardi, a favore dei valori obiettivi, del bene comune, dello sviluppo integrale delle persone, dell’inclusione sociale, della salvaguardia del pianeta e della pace».
Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi,
e a incamminarci alla ricerca della verità.
Insegnaci ad andare e vedere,
insegnaci ad ascoltare,
a non coltivare pregiudizi,
a non trarre conclusioni affrettate.
Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare,
a prenderci il tempo per capire,
a porre attenzione all’essenziale,
a non farci distrarre dal superfluo,
a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità.
Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo
e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto.
Papa Francesco ha istituito il Ministero laicale di catechista. «Ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione», scrive il Pontefice nella lettera apostolica in forma di Motu Proprio Antiquum ministerium.
«Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista», ha precisato in una conferenza stampa monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
È bene, puntualizza il Papa, «che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi. È richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico».
Dall’1 al 16 maggio le Paoline e i Paolini hanno organizzato, con eventi interamente online, la sedicesima edizione della Settimana della Comunicazione. L’obbiettivo è stato quello di parlare di cultura e comunicazione traendo spunto dal messaggio di Papa Francesco per la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono. All’interno del grande contenitore della Settimana della Comunicazione, è collocato come sempre il Festival della Comunicazione, evento itinerante che ogni anno viene ospitato da una diocesi italiana. Quest’anno, eccezionalmente, le diocesi sono due: la diocesi di Molfetta, organizzatrice dell’edizione dello scorso anno, e la diocesi di Rieti che ospiterà il Festival nel 2022. Un’occasione speciale che si traduce concretamente in collaborazione e condivisione di valori e di percorsi.
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