Tutto inizia sempre con un nome, nominare la vita significa far nascere, far venire alla luce. Anche quel giorno Gesù chiama, per nome, venite alla luce, dice, chiamando i tre amici.
Venire alla luce camminando la schiena di una montagna. Salire e stupirsi della densità del silenzio, salire e sentire il sole che scalda la pelle, salire e una stretta al cuore pensando alle barche lasciate sul lago, salire come chi ascende a Gerusalemme, salire come Abramo per capire se Dio è un Padre o un Assassino, salire come Mosè per capire se vale la pena liberare un popolo che non ne vuole sapere della libertà, salire come Elia e sentire che Dio abita il Vuoto… salire dietro a Gesù, alla ricerca del volto di Dio. Vedere Dio. In fondo non importa niente altro alla nostra vita.
E su quel monte, se sapessi davvero descrivere quello che è successo in quel momento infinito di preghiera… direi che ho visto un uomo nascere, Gesù è venuto alla luce mentre pregava.
Si capisce che era uomo chiamato per nome, si capisce che Gesù in quel momento si lasciava guardare, nudo, fragile, innamorato.
Noi sprechiamo parole, noi recitiamo preghiere, noi consumiamo suoni vuoti e rimaniamo in ombra, lui, in silenzio, nella luce, diventava luce.
Saliti sul monte per vedere il volto di Dio stavamo vedendo il volto del Figlio. Ma non era solo il volto di un uomo, era il volto di un uomo guardato con amore. Come quando qualcuno si innamora di noi, nei suoi occhi vediamo adorazione, una luce che non sapevamo nemmeno esistesse e noi… e noi diventiamo luce.
Pregare, amare, nascere, sempre venire alla luce.

