Circa 70 donne impegnate per la legalità nei cinque continenti si sono ritrovate in Vaticano per un summit dedicato alla piaga del traffico di essere umani e del crimine organizzato.
«Le giudici e le procuratrici che partecipano a questo importante incontro sono convocate per scambiare la loro esperienza, proporre nuovi modelli e valorizzare quelli già esistenti», si legge nella brochure dell’evento. Speranza degli organizzatori è che «la loro sensibilità femminile, prodiga di tenerezza e delicatezza, come pure di ponderazione ed equità, possa avere un ruolo decisivo per imporre la giustizia in ogni caso e proporre migliori pratiche».
«Non per nulla la giustizia è sempre rappresentata da una donna – si legge ancora nel testo – che è una personificazione allegorica della forza morale che dovrebbe avere il sistema giudiziario. Senza dubbio, alla base di tale allegoria c’è il riconoscimento universale del valore etico e umano della donna. Comunemente si riconosce che la donna è più capace dell’uomo di dirigere la sua attenzione verso la persona concreta nelle sue diverse situazioni e che la sua vocazione per la giustizia e la società – dar ad ognuno il suo – sviluppa ulteriormente questa disposizione. La dignità del giudice donna è strettamente legata al bene e alla severità che deriva dall’amore che è capace di porsi in relazione interpersonale».