5° Domenica di Quaresima 2010

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Letture: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

DALLA GRATITUDINE L’AUTENTICITÀ

Il brano di questa domenica è uno scandalo per i credenti. I primi cristiani l’avrebbero certamente cancellato. Purtroppo era autentico e occultarlo sarebbe stato troppo. Perché sia una scandalo è presto detto. Gesù perdona la donna adultera; e fino a qui niente di nuovo. Siamo oramai assuefatti a questo “perdonare di Dio”, così abituati che forse non lo desideriamo più. Ci sentiamo tutti buoni, o al più, quando sbagliamo, vittime della stanchezza o del fraintendimento. Non esistono più i cattivi. Peccato.

E non esistono più nemmeno i santi, ma solo i mediocri, un po’ cattivi, un po’ buoni. Dicevo: il brano di oggi non ci scandalizza perché Gesù “perdona” l’adultera; ci scandalizza perché il Maestro “dimentica”, “non tiene conto”, non conserva niente del passato se non il bene fatto.

Ecco ciò che non sopportiamo di Dio: il suo non ricordarsi degli sbagli altrui, il suo perdono che dà fiducia. Tutto qui. Noi qualche volta perdoniamo, ma non facciamo la grazia di “dimenticare”, di dare fiducia; “la fiducia bisogna guadagnarsela!”. Nei nostri ambienti gira la battuta: “La Madre Chiesa perdona, ma non dimentica”. Che tristezza. Quanto poco coefficiente evangelico nel modo di trattare i perdenti. Siamo ancora la comunità dei discepoli quando paternalisticamente mettiamo una mano sulla spalla del fratello o della sorella che ha sbagliato e con l’altra scriviamo sul quadernetto nero: “inaffidabile”? Meraviglioso Gesù: lui sa che, se non dai fiducia, la gente non cambia. Solo lui sa farlo; per questo solo lui chiamiamo “Maestro”. Oggi nella Chiesa c’è tanta voglia di integrità: “Via i deboli! Fuori gli immaturi. Selezione, selezione! Tutti irreprensibili!”.

Illusione pura di chi non conosce le sorprese della grazia. L’irreprensibilità e l’autenticità sono necessarie e sacrosante ma nascono dalla gratitudine per l’amore di Dio e non dal controllo delle istituzioni sulle persone. L’adultera prima tentava di essere pura: sapeva che l’avrebbe pagata cara se l’avessero “pizzicata”. Non c’è riuscita. Io penso che dopo l’incontro con Gesù ce l’abbia fatta. In virtù della gratitudine.

don Giuseppe Forlai, igs


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